28/10/15

CENA DI COMPLEANNO DELLA
PALESTRA POPOLARE ANTIFABOXE TORINO
Siore e siori come ogni anno la Palestra Popolare Antifa Boxe vi invita alla dionisiaca cena di compleanno della palestra, per festeggiare insieme i suoi 14 anni di sport popolare autogestito.

Ecco il menù , disponibile anche in versione vegetariana (segnalarlo al momento della prenotazione):

antipastino di crostini e creme di olive, pom secchi, carciofi
risotto speck e zucca oppure risotto alla zucca
spezzatino di carne e salsiccia con patate oppure scaloppine di seitan al limone e verdura di stagione
tiramisù


Per info e prenotazioni scriveteci direttamente sulla pagina dell' evento facebook, oppure inviate una mail all'indirizzo antifaboxe@yahoo.it  ..vi  aspettiamo!




14/10/15

ANTIFA BOXE TORINO
DOCUMENTO DI DISCUSSIONE PER LA RIUNIONE NAZIONALE DEL 24 OTTOBRE

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita delle esperienze delle palestre popolari in tutta Italia, ma anche a livello internazionale. Questa constatazione ha spinto noi e altre realtà a cercare una collaborazione e un coordinamento sempre più stretti che effettivamente, nell'ultimo paio di anni almeno, hanno reso possibile l'organizzazione di serate, incontri, iniziative sportive e anche più marcatamente politiche (gli spezzoni al decennale di Dax a Milano, o quello al corteo nazionale no tav di qualche anno fa).
Nella riunione che abbiamo tenuto a giugno presso l'Askatasuna è emersa la volontà di rendere ancora più strutturata questa collaborazione, andando oltre la mailing list o i contatti più o meno informali, per costruire un percorso sportivo e politico condiviso, capace di sommare forze ed esperienze e, si spera, di rendere così ancora più incisiva la presenza delle palestre popolari e autogestite nei territori.
Muovendo da queste premesse riteniamo di poter avanzare alcune proposte, che prendono in considerazione contenuti, forme organizzative e obiettivi.

ANTIFASCISMO
Sulla base della nostra esperienza riteniamo che in termini di contenuti sia essenziale ribadire e sottolineare con forza l'identità antifscista delle nostre palestre, facendone un discrimine netto. L'antifascismo va secondo noi inteso in un senso ampio: contrapposizione a tutte le ideologie, i discorsi e le pratiche autoritarie e discriminatorie; sottrazione di spazi di agibilità, visibilità e parola a tutti coloro che di quei discorsi e di quelle pratiche si fanno portatori; rifiuto esplicito delle relazioni capitalistiche all'interno dei nostri ambiti; proposizione di un metodo organizzativo fondato sulla cooperazione e l'orizzontalità.
Abbiamo sempre sostenuto che la palestra, oltre e più di un luogo in cui si pratica sport, dovrebbe essere un vettore di discorsi e pratiche che hanno anche l'obiettivo di avvicinare chi la frequenta a determinati ambienti e proposte politiche. Riteniamo che oggi, a fronte dell'emergere nel tessuto sociale di sempre più chiari rigurgiti razzisti e xenofobi, e dell'accreditarsi politico di forze apertamente fasciste, sottolineare con forza queste tematiche diventi ancora più fondamentale.
Come coordinamento dovremmo dunque essere in grado di intervenire, in maniera unitaria o coordinata, in quei contesti e in quelle iniziative nei quali il tema dell'antifascismo è chiaro e centrale. Non abbiamo l'ambizione di vederci come un soggetto capace di costruire iniziative nazionali in questo senso e, fermo restando che ogni palestra, sul proprio territorio, si muove nei modi che ritiene più idonei, attraverso il coordinamento potrebbero essere però più facilmente replicate situazioni come quelle ricordate in apertura, nelle quali uno spezzone nazionale ha reso visibile l'esperienza delle palestre autogestite, mostrandone anche chiaramente il posizionamento politico.

AUTOGESTIONE
Per quanto riguarda le forme organizzative pensiamo che il tema centrale debba essere quello dell'autogestione, tanto a livello di singole palestre, quanto a livello di coordinamento. Secondo noi, e per i motivi ricordati prima, è fondamentale fare della palestra uno strumento di partecipazione e di attivazione in prima persona di tutti coloro che la attraversano. Il rifiuto di qualsiasi forma di relazione “commerciale” è la chiave della nostra esperienza e l'elemento in ultima istanza discriminante. Su questi temi, nel corso degli anni, ci sono state discussioni talvolta anche proficue tra differenti palestre: una delle questioni centrali è sempre stata quella della “professionalizzazione” delle palestre popolari. Abbiamo spesso sentito dire che è un'esigenza delle palestre popolari quelle di “accreditarsi” sportivamente attraverso la iscrizione alla federazione pugilistica, per rendere credibile la propria proposta sportiva e sociale non lasciando nelle mani delle sole palestre commerciali (e spesso infestate di personaggi come minimo ambigui) la possibilità di “far crescere” giovani atleti avviandoli al professionismo.
Abbiamo sempre rispettato la scelta di chi ha voluto muoversi in questa direzione e, per parte nostra, abbiamo sempre sollecitato le compagne e i compagni che hanno intrapreso questa via a “riportare” nella nostra palestra le esperienze e le capacità apprese altrove. Tuttavia pensiamo che la nostra realtà debba porsi al di fuori degli ambiti ufficiali. Non diciamo questo con l'idea di proteggere una qualche purezza ideologica o morale, ma semplicemente perché pensiamo che il nostro compito sia produrre alternativa, non compatibilità; rifiuto del mercato, non creazione di nicchie al suo interno; autodeterminazione e autonomia, non accettazione di tempi e modi organizzativi imposti. Quanto al destino di coloro che, per talento e impegno, potrebbero avere “un futuro” nello sport, pensiamo che sia fondamentale ragionare politicamente: preferiamo una palestra autogestita e antifascista in ogni quartiere, piuttosto che uno o due campioni che, con tutto il nostro sostegno e rispetto, possono calcare una effimera ribalta.
Una seconda questione che spesso ci ha tenuti impegnati nelle varie riunioni è stata quella relativa alla sicurezza. Anche in questo caso, dopo aver discusso e sentito proposte e soluzioni di altre realtà, crediamo tuttavia che l'unica via praticabile sia l'autogestione. Nelle varie serate abbiamo avuto modo di darci delle regole di sicurezza condivise, di avere strumenti e mezzi di primo soccorso, di portare sul ring atleti con l'obiettivo e le capacità di mostrare un buon livello tecnico e non una furia assassina. Non riteniamo che ci possano essere altre precauzioni: le assicurazioni non prevengono gli intoppi, così come l'ala di federazioni e burocrazie varie non garantisce nessun rispetto particolare per gli atleti. In un libro recente scritto da compagni bolognesi sulla boxe a Cuba i ct cubani affrontano lo stesso problema dando le stesse nostre risposte: il rispetto dell'atleta e dell'avversario, la ricerca della qualità tecnica sono le migliori garanzie contro tragici infortuni.
Ribadiamo dunque che non si tratta qui di una pregiudiziale ideologica, ma di una diversa valutazione di mezzi e fini. Partendo dalle premesse di cui sopra pensiamo che la forma dell'autogestione sia fondamentale per la costruzione e la partecipazione al coordinamento.

RIUNIONE NAZIONALE
Quanto detto fin qui non ci fa dimenticare che la nostra pratica quotidiana è quella sportiva e che l'esigenza del coordinamento si è fatta sentire, negli anni, soprattutto per poter organizzare un circuito sportivo autogestito. Se negli ultimi anni abbiamo assistito con piacere al proliferare di iniziative territoriali, pensiamo che il coordinamento dovrebbe tentare di muovere un passo ulteriore, verso la costruzione di una grande iniziativa nazionale.
Questo dovrebbe essere l'obiettivo sul quale misurare la forza del coordinamento: una grande riunione sportiva all'inizio dell'estate 2016, pensata come iniziativa del coordinamento e non della palestra della città ospite. Si tratterebbe di unire le forze per arrivare a dare vita ad un grande evento sportivo (anche di più di un giorno) nel quale lo sport popolare mostri le sue caratteristiche di accessibilità, di solidarietà e inclusività (allenamenti aperti, dimostrazioni, workshop eccetera), ma anche la sua capacità di praticare sport di buon livello (incontri, partite, contest eccetera). Le iniziative cittadine (magari con organizzazioni più snelle) diventerebbero allora tappe di avvicinamento (e autofinanziamento) in vista di una grande riunione nazionale.
 Invitiamo tutte le palestre a partecipare al dibattito
Ci vediamo a Bologna il 24 ottobre