20/11/08

ANTIFASCISTA E POPOLARE. LA PALESTRA PER TUTTI
UN PROGETTO AUTOGESTITO DEL CENTRO SOCIALE ASKATASUNA, TORINO
di Tommaso Clavarino (da Il Manifesto, giovedì 13 novembre '08)


Sono passati sette anni da quando, il 1 novembre del 2001, i primi sacchi e i primi guantoni usati, presi in prestito da amici, varcarono il portone del centro sociale Askatasuna di Torino. «La palestra popolare Antifa boxe è nata quasi per caso - racconta Antonello, l'ideatore - Io venivo da anni di pugilato, all'interno dell'Askatasuna avevo intravisto un spazio adatto per essere adibito a palestra e mi sono fatto imprestare un tappeto, un sacco e dei guantoni. Si sono aggregati dei compagni del centro, e così è iniziato il cammino della palestra». Una palestra unica nel suo genere, almeno in Piemonte, per svariati motivi. Innanzitutto per quel termine che la caratterizza: popolare. «La palestra è totalmente autofinanziata - continua Antonello - Agli iscritti chiediamo una cifra simbolica, dieci euro al mese, che insieme alla vendita del materiale, felpe e cappellini, alle cene benefit, ci permettono di andare avanti. Senza alcun guadagno per nessuno di noi».
Da quell'ormai lontano 2001 sono cambiate molte cose. In primis l'Antifa boxe ha conosciuto, negli ultimi anni, un vero e proprio boom di iscrizioni paragonabile alle palestre cittadine più di moda. Se sette anni fa ad allenarsi erano al massimo in una decina, ora gli iscritti ai corsi sono più di settanta. Mamme con bambini, operai, studenti universitari, militanti dei centri sociali, migranti e stranieri, compongono quell'eterogenea galassia che è l'Antifa boxe. «La palestra, col passare degli anni, è diventata un punto di riferimento per l'intero quartiere - afferma Riccardo - Qui chiunque può venire ed avvicinarsi a questo sport. In più è diventata un centro di aggregazione e di integrazione come ce ne sono pochi in questa città». C'è Isaac, un profugo afghano, che, dopo essere scappato da bombe e guerre, ha trovato un posto dove poter praticare il suo sport preferito in un ambiente che non lo discrimina, a differenza di quello che avverrebbe in molte altre palestre; c'è Mauro, un operaio di quarantasette anni, con due lauree, in filosofia e sociologia, ed in procinto di prenderne una terza, che abita a Sommariva Perno, a 60 km dalla palestra, ma che due volte alla settimana, appena uscito dalla fabbrica a Moncalieri, sale in macchina e attraversa la città per raggiungere i suoi compagni di pugilato. «Ho sempre praticato sport di combattimento - spiega Mauro - perché credo che siano altamente educativi in quanto devi rispettare delle regole e soprattutto l'avversario. Ho girato molte palestre, ma questa è davvero unica. Innanzitutto per come è gestita. Ci sono istruttori preparati, ragazzi tecnici, il tutto in un'esperienza unica di autofinanziamento. Una palestra popolare nel vero senso della parola. Non solo per i prezzi ridicoli, ma per lo spirito che vi si respira. Pur essendo un sport violento, qui la boxe è vista come mezzo di aggregazione non come puro machismo ed esaltazione della violenza».
Numerosa anche la presenza femminile come racconta Maddalena: «il numero di ragazze, soprattutto giovani, che si avvicinano alla palestra, è in continuo aumento. Non ci sono distinzioni di sesso, maschi e femmine si allenano insieme e condividono perfino gli spogliatoi», sottolinea visibilmente soddisfatto Antonello. Chi viene all'Antifa
boxe lo fa per avvicinarsi a questo sport, per impararne la tecnica e le regole, dove appunto il fine di questo percorso non è il ko ma l'essersi immedesimati in pieno in quello che è lo spirito di questo sport.«Purtroppo, nell'immaginario comune - continua Antonello - il pugilato come gli altri sport di combattimento sono classificati come sport da fascisti. Loro ci hanno messo il cappello sopra, esibendo il loro culto della violenza, ma la boxe non è uno sport fascista. E' uno sport popolare, e come tale, è agli antipodi rispetto a certi personaggi dell'estrema destra. Rispetto dell'avversario, delle regole, umiltà, spirito di sacrificio, l'essere a contatto con persone di ogni colore e provenienza, salire su un ring dove si è tutti uguali, sono tutti aspetti lontani anni luce dall'ideologia della destra». Proprio per questo è stato scelto il nome Antifa, «abbiamo scelto questo termine proprio perché il pugilato non è uno sport di destra e poi, soprattutto, perché negli ultimi anni sembra quasi che essere antifascisti sia diventato un reato, mentre noi rivendichiamo con forza gli ideali dell'antifascismo».
Il punto per ora più alto raggiunto nella storia della palestra è stato lo scorso 31 maggio, quando, sul ring, di corso Regina Margherita 47, si sono incontrati i rappresentanti di tutte le palestre popolari italiane. Palermitani, milanesi, livornesi, bergamaschi, torinesi, tutti sul ring a sfidarsi in una grande reunion. Quattrocento persone ad incitare da sotto il ring. Un successo inaspettato. E' proprio con questo evento che l'Antifa
boxe ha avuto visibilità e si è fatta conoscere, anche per la preparazione dei suoi atleti. «Noi non vogliamo entrare nelle logiche del business, del mercato e dello sport federale - aggiunge Antonello - Per questo non ci affiliamo alla federazione, perché noi siamo diversi, siamo una palestra popolare, senza scopo di lucro, e senza alcuna aspirazione di formare ragazzi che arrivino al titolo di campione del mondo». Una palestra quindi atipica, unica nel suo genere ed in continua espansione ma che, tuttavia, come dice Mauro «va preservata. Perché è un piccolo paradiso all'interno del mondo delle palestre, dove si respira un'aria diversa e dove lo sport è vissuto in maniera popolare e leale,senza l'ossessione della competizione a tutti i costi. A proposito di costi, tutti dicono che la gente deve fare attività sportiva, ma mi spiegate come fa un operaio a spendere 50-60 euro al mese per iscriversi in una palestra? Anche per questo l'Antifa boxe è alla portata di tutti, dai benestanti ai meno abbienti». Non solo una palestra di boxe quindi, ma una palestra di vita e allo stesso tempo un luogo di aggregazione. Proprio come le palestre di una volta.